
Detto questo. È giovedì. È giorno di semifinale! Noi siamo riposati, visto che siamo arrivati a casa a mezzanotte e non alle tre come al solito. Mi sono reso conto di non aver fatto ancora un riassunto di quello che è successo a me in questi giorni di viaggio, quindi raccontiamoci idiozie.
Sono riuscito a litigare con chiunque. Questo è il riassunto più semplice: con il tizio dei trasporti ("Do you know where these hotels are? I mean, you put just the hotels, not the area where they stop" "You have to sort it out yourself". Ma anche passare 40 minuti a far notare che il battello non c'era dopo una certa e noi dovevamo uscire alle 8 e sentirsi dire "ma non potete uscire prima?". Sono qui proprio per stare sui battelli, non per vedere le prove, no.), con le volontarie (oggi. Fa freddo. Ma tanto. E il riscaldamento è stato un optional), con la sicurezza dell'euroclub (gente che ti spinge senza motivo) e in generale con altre milioni di persone. Che non sanno chiudere porte.
Io sarò di tempramento mediterraneo, ma per riassumervi il caos vi racconto di ieri sera. Anzi, due giorni fa, prima di tutto. Sicurezza dice "di qui per i bus, di là per le barche". Io, con tanto sospetto, visto che non ci era stato comunicato, chiedo se abbia senso andare alle barche e se ci sono alle 23. Risposta dell'addetto: "boh, non lo so." E ALLORA COSA DEVI IL TRAFFICO?
Ciò detto. La mattina dopo comunicano dei nuovissimi e bellissimi taxi d'acqua gratuiti verso Nyhavn. Contenti come Pasque, ieri sera li proviamo. Bello davvero: sono grandi e spaziosi e vanno diretti a Nyhavn. Chiedo all'addetta se l'altro battello funzioni e se ferma in tutti i moli, visto che a noi serviva scendere a Nordre Toldbod e non a Nyhavn. Lei dice di sì. Chiediamo info al capitano del battello e risponde "No, Nyhavn". Quindi va diretto? "Yes, to Nyhavn". Io mi dispero un attimo (Nyhavn = 10 minuti in più di navigazione + altri 15 di pullman), quindi aspetto. Non mi guardo nemmeno intorno, ché tanto è buio (ed è il porto di Copenhagen. So riconoscere le stazioni in Brianza di notte, ma i moli di Copenhagen non ancora) e dopo poco arriviamo al porto. Metto giù un piede dalla barca, guardo Erika, mi guardo intorno, la barca chiude e riparte.
Eravamo a Nordre Toldbod. Sì, faceva tutte le fermate. Anche se alla domanda "va direttamente?" mi hanno risposto di sì. Vi dico che Erika ha riso per 20 minuti della mia faccia stupita. Io un po' di meno.
Ciò detto. Il gioco di ieri è stato ricostruire la serata di Martedì. Io, non bevendo, ho dovuto ricordare a metà tavolo cosa è successo il giorno prima. Durante il matrimonio gay, insomma. O tra le esibizioni e i risultati. E dopo aver ricostruito qualsiasi cosa, abbiamo guardato la prova della giuria, in una sala stampa vuota, figlia del grande Hangover del martedì. Quest'anno è una sala stampa più tranquilla e vuota. Siamo tutti stanchi per i problemi che si hanno ogni giorno e lentamente chi può non si presenta. Diciamo che è la nostra vendetta personale. Questo è per tutti i detrattori di Malmö che ora stanno rimpiangendo quella sala stampa. Bella, arredata bene e viva. E piena di dolci.
Detto questo. I nostri compagni di scorribande non sono ancora arrivati, quindi mi sa che oggi nessuno di loro guarderà la terza prova.
Mancano sette ore al live. Ci vediamo su Twitter!